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Dedicato ai viaggi promessi, che ci vorremmo promettere o che ci siamo ripromessi di fare, alla scoperta dell'Italia.
mercoledì 31 dicembre 2014
lunedì 29 dicembre 2014
Serra de'Conti e il Museo delle Arti Monastiche
Questo singolare
museo,
sia per la tipologia di documentazione esposta che per il carattere interattivo dell’esposizione, è stato progettato per raccontare gli oggetti, il loro impiego e le diverse ore della giornata di una clarissa del XVI-XVIII secolo.
sia per la tipologia di documentazione esposta che per il carattere interattivo dell’esposizione, è stato progettato per raccontare gli oggetti, il loro impiego e le diverse ore della giornata di una clarissa del XVI-XVIII secolo.
Questo
avviene tramite il percorso audio guidato in cui voci registrate raccontano la
vita di clausura.
Una
vita contrassegnata dal silenzio, dal ricamo,
dalla lettura, dal disegno, dalla preghiera, dal suono della campana che
scandiva le varie incombenze giornaliere.
I
diversi rintocchi e scampanellate componevano le chiamate di ogni suora ed
erano un mezzo di comunicazione all’interno del convento.
Tra le
documentazioni esposte c’è la storia del monastero,
la spezieriail refettorio,
la cucina
e
i suoi regolamenti,
la tessitura,
la tintura,
il ricamo,
il tombolo, la ceroplastica e le cartapeste,
i fiori di seta.
Il
museo raccoglie ed espone
gli oggetti della vita materiale e quotidianadelle suore del convento di clausura di Santa Maria Maddalena di Serra de’Conti.
La
documentazione è autentica
e proviene dal Monastero, tuttora operante nel vicino complesso monastico di Santa Maria Maddalena, delle Clarisse, edificato sui ruderi di un precedente monastero nel 1586, ampliato nel XVIII secolo con l’acquisizione dell’adiacente Palazzo Palazzi, e riattivato nel 1910 dopo la soppressione degli ordini in età post unitaria.
e proviene dal Monastero, tuttora operante nel vicino complesso monastico di Santa Maria Maddalena, delle Clarisse, edificato sui ruderi di un precedente monastero nel 1586, ampliato nel XVIII secolo con l’acquisizione dell’adiacente Palazzo Palazzi, e riattivato nel 1910 dopo la soppressione degli ordini in età post unitaria.
Per la
particolarità dei documenti conservati e il carattere interattivo
dell’esposizione al termine della visita
si avrà l’impressione di aver vissuto in un mondo diverso dal quotidiano in cui
viviamo.
domenica 28 dicembre 2014
Visita virtuale alla Domus Aurea e Pantheon della Roma Antica
Un viaggio virtuale per conoscere come
erano stati costruiti alcuni monumenti della Roma imperiale.
Le notizie riportate sono tratte dal libro "Roma imperiale" in mio possesso.
La Domus Aurea è la splendida
reggia che Nerone fece costruire nei pochi anni che intercorsero fra l’incendio
di Roma del 64 d.C. e la sua morte avvenuta nel 69 d.C.
La Domus era un
complesso di padiglioni immersi nel verde di una campagna ricostruita
artificialmente all’interno della città.
Dopo la morte di Nerone i vari
imperatori ricoprirono la Domus per costruire nuovi edifici.
La Basilica di Massenzio, detta
anche di Costantino, fu iniziata nel 305 da Massenzio e terminata da
Costantino.
E’ l’ultimo edificio che porti
impressa la grandezza di Roma e quello che resta ai giorni odierni è imponente
struttura della navata minore settentrionale, con la grande abside e le
possenti volte a botte.
Il Pantheon fu fatto erigere nel
27 – 25°.C. Dal console Agrippa tra il 25 e il 27 a.C. come Tempio dedicato al culto di tutti gli
dei (Pan- tutti Theon- divinità).
Dopo un incendio il Pantheon fu fatto ricostruire
dall’imperatore Adriano tra il 118 e il 125 d.C. sui resti del precedente
tempio che ancora oggi riporta sul frontone la scritta che ricorda Agrippa.
L’imperatore bizantino Foca nel 608 donò a papa Bonifacio IV il
tempio per farlo trasformare in chiesa cristiana.
Il papa fece collocare nel Pantheon le ossa di molti martiri
prelevate dalle catacombe cristiane ed il tempio passò ufficialmente al
Cristianesimo con il nome di Santa Maria ad Martyres.
Il Pantheon
conserva le tombe di alcuni sovrani italiani.
Le notizie riportate sono tratte dal libro "Roma imperiale" in mio possesso.
sabato 27 dicembre 2014
Un weekend a Castelfranco di Sopra
Castelfranco di Sopra si trova ai
piedi del Pratomagno la dorsale che si erige tra il Valdarno superiore e il Casentino, lungo la
strada provinciale Setteponti.
Il territorio su cui oggi sorge Castelfranco di Sopra fu
occupato in epoca preromana da un insediamento etrusco.
Passato sotto il controllo di Roma intorno al III secolo, il
territorio subì una intensa urbanizzazione in considerazione della costruzione
della via consolare Cassia
antica.
Castelfranco di Sopra fu fondato nel 1299 dalla Repubblica Fiorentina e concepito come
avamposto militare. Ai giorni odierni fa
parte dei Borghi più belli d’Italia.
Il
borgo riprende il castrum romano, con le vie ortogonali e l’architetto
Arnolfo di Cambiogli gli dette poi l’impronta fiorentina che ancora è visibile.
Entrando
nel piccolo borgo si vedrà la Torre di Arnolfo,
detta anche Porta Campana,
l’unica torre sopravvissuta che reca scolpiti il giglio di Firenze e la data
della sua costruzione il 1300.
Questa
è ciò che resta del castello da cui si può ammirare un bellissimo panorama sul
circondario.
Nella piazza si trova il palazzo del
podestà o Palazzo Comunale,
sulla facciata ci sono gli stemmi dei
podestà di
quel periodo.
Da visitare Chiesa di San Filippo Neri,
che si presenta con una facciata del 1761 ma in realtà il primo oratorio fu
costruito nel 1631 e ampliato nel 1666.
La casa campana
era una stazione di posta
dove si lasciavano i cavalli e sul muro c’è scolpita l’immagine di un cavallo con accanto il giglio fiorentino.
Un altro edificio da vedere è il
settecentesco Palazzo Sassolini, la Cappella
della Compagnia dei Bianchi
ricostruita nel Cinquecentoe la torre
campanaria.
Una sosta per assaggiare i piatti
tradizionali del luogo per poi vistare il monumentale complesso della Badia di San Salvatore
a
Soffena poco
lontano dal centro.
La peculiarità del territorio è data dalla
presenza delle balze dell’Acqua zolfina poco
distanti dalla panoramica strada dei Sette Ponti.
Partendo da fuori le mura del
borgo si troverà un sentiero, segnalato dal CAI, che permette di ammirare sia
la campagna toscana sia queste meraviglie della natura: le Balze del Valdarno.
Le Balze sono un fenomeno
erosivo che si sono formate dall’erosione dei sedimenti di un lago del Valdarno
risalenti al Pliocene, le mutazioni del territorio e l’aumento dei detriti sul
fondo del lago hanno dato forma ad altissime pareti verticali chiamate in
seguito Balze.
Sono strutture geologiche di particolare suggestione e bellezza,
costituite da sabbie, argille e ghiaie stratificati alte fino ad un centinaio
di metri ed in successione di forme diversificate, intercalate da profonde
forre.
Le
Balze con i loro pinnacoli e guglie rocciose rendono il paesaggio unico nel suo
genere e i raggi del sole ne risaltano i colori naturali.
Le
Balze hanno nell'insieme un particolare colore giallo ocra che variano con
infinite sfumature, che si accende di toni più caldi quando le pareti vengono
illuminate dai raggi solari al tramonto.
Alcune di esse presentano anche strati
di un'argilla di colore azzurro, chiamata "turchino". L'insieme del
paesaggio è molto suggestivo, le colline d'argilla si innalzano
tra aree
coltivate, boschetti naturalizzati a farnie o roverelle.
Questo particolare borgo di Castelfranco
di Sopra merita una visita per quanto riportato ma anche per le altre
opportunità che offre.
venerdì 26 dicembre 2014
Immagini e dipinti da Palazzo Schifanoia a Ferrara
giovedì 25 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
La Natività attraverso le opere dell'arte italiana
Gli
artisti che si sono cimentati a riproporre questo evento hanno espresso
nelle opere intitolate alla Natività di Gesù la loro sensibilità e la spiritualità del loro tempo con simboli ricchi di significato.
Per esempio le rovine delle città antiche mettono in risalto la Cristianità, i Re Magi i vari Continenti.
Questi illustri pittori hanno rappresentato la Natività così:
Giorgio De Chirico è di solito ricordato soprattutto per la sua pittura metafisica.
Opera di Botticelli |
Questi illustri pittori hanno rappresentato la Natività così:
Giorgio De Chirico è di solito ricordato soprattutto per la sua pittura metafisica.
Questa rappresentata è un particolare della Natività in cui compaiono alcuni tratti tipici del pittore.
Macrino d’Alba è lo pseudonimo di Gian Giacomo de Alladio
ed è stato un pittore, attivo soprattutto in Piemonte, a cavallo tra ’400 e ’500.
ed è stato un pittore, attivo soprattutto in Piemonte, a cavallo tra ’400 e ’500.
Nel dipinto il panorama presenta tortuosi sentieri che portano a Gesù da un lontano orizzonte.
Quest’opera viene chiamata “La notte” per contrapporla all’altra celebre opera sulla natività, chiamata “Il giorno”.
L’opera è stata chiamata “mistica” per il suo simbolismo.
L’opera prende il nome di un visconte, Allendale, che ne divenne proprietario.
Gesù nasce tra le rovine delle antichità romane.
Sullo sfondo ci sono due città: Roma, a sinistra, e Gerusalemme, a destra.
Federico Barocci
è un pittore di Urbino della seconda metà del ’500.
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